cheFare mi ha invitato a riflettere su come le politiche pubbliche hanno definito la periferia nel corso degli ultimi anni. Raccolgo volentieri l’invito e azzardo una ipotesi interpretativa, spero utile per alimentare la discussione su un tema che è tornato, seppur in modo controverso, all’attenzione pubblica.
Vedo due orientamenti: il primo riconosce delle parti di città che nomina “periferie”: su di esse disegna delle politiche, orientate a trattarne i problemi. Il secondo tende a riconoscere, in quelle stesse parti, soggetti e pratiche di innovazione; qui le politiche sono orientate a far emergere entrambi, ad abilitare i primi come attori e a trasformare le seconde in politiche pubbliche. Per il primo orientamento, le periferie sono uno spazio; per il secondo, sono un campo di azione.
Claudio Calvaresi per cheFare